Ostia racconta - Il bambino delle Muse
Il Sarcofago delle Muse oggi esposto al Museo ostiense, recuperato dopo un tentativo di trafugamento ad opera di clandestini, ospitava un defunto del tutto particolare.
Al suo interno sono infatti stati ritrovati i resti scheletrici di un bambino, sepolto qui dentro insieme al suo corredo funerario.
I resti scheletrici, nonostante fossero molto deteriorati e frammentari, hanno permesso una approfondita analisi antropologica, grazie alla quale si è potuto comprendere qualcosa sulla breve vita del giovane defunto.
Non abbiamo modo di sapere quale sia stata la causa di morte del bambino del Sarcofago, ma attraverso l'esame antropologico dei suoi resti è stato possibile mettere in evidenza alcuni elementi.
Come prima cosa, si è cercato di stabilire l'età alla morte, determinazione resa possibile grazie alla presenza dell'omero destro integro che dei denti, sia decidui (da latte) che permanenti, ritrovati in ottime condizioni di preservazione.
La presenza contemporanea di denti decidui e permanenti, insieme al grado di formazione degli stessi denti permanenti, ha consentito di stabilire l'età della morte con una buona approssimazione: tra i cinque e i sei anni. Questa determinazione è in accordo con quella derivante dalla misurazione dell'omero destro, l'unico elemento integro dello scheletro e quindi misurabile.
Nessun elemento osseo mostra segni di malformazioni o patologie evidenti, per cui lo stato di salute del bambino va valutato secondo altri parametri e indagini più approfondite e sofisticate.
La presenza di carie, individuata su tre molari decidui, si è rivelato un indicatore di fragilità della salute del bambino, ma le informazioni più importanti si ottengono da una particolarissima analisi microscopica dello smalto dei denti, che ha permesso di comprendere se l'accrescimento dello smalto (la parte bianca che riveste il dente) sia avvenuto in maniera regolare o se invece abbia subito delle alterazioni.
Questa analisi ci svela che il bambino del sarcofago aveva subito molte interruzioni del normale ritmo di crescita e abbia attraversato momenti critici nella sua salute, che risalgono addirittura al periodo precedente alla nascita. Questi momenti di cattiva salute purtroppo non sono riconducibili a nessuna causa specifica, sono però tanti e molto ravvicinati (le linee scure all'interno del riquadro) ad indicare che il bambino era di salute estremamente cagionevole.
E' quindi evidente che questo bambino doveva avere una salute molto precaria e in questa situazione è probabile che un qualsiasi problema, intervenuto a turbare la sua salute, potrebbe essere stato fatale.
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Il sarcofago delle muse
Il Sarcofago delle Muse è uno straordinario sarcofago in marmo della fine del II secolo d.C., decorato con le nove Muse accompagnate da Apollo e alla presenza di Atena. Atena è anzi la figura centrale, posta sotto il cartiglio sul coperchio, e divide in due la serie delle Muse: Polimnia, Clio, Tersicore, Talia, Urania e poi Erato, Euterpe, Melpomene e Calliope.
La cura nell'esecuzione è eccezionale: le muse sono rese ciascuna con il proprio attributo e nella posizione che l'iconografia notoriamente attribuisce a ciascuna di esse: la Musa Polimnia, ad esempio, la prima della serie, è raffigurata pensosa, così come nota da altre raffigurazioni dell'arte greca e poi romana. Le muse Tersicore ed Erato hanno la cetra, Talia e Melpomene hanno entrambe la maschera teatrale. Anche i dettagli sono eccezionali, come la piccola civetta ai piedi della dea Atena: animale sacro alla dea, è al tempo stesso simbolo di saggezza e conoscenza, ma anche di morte e oscurità.
Il dio Apollo è invece raffigurato in posizione frontale, vestito di un mantello che gli copre solo le gambe, lasciando scoperto il torso; tiene le gambe accavallate, si appoggia col braccio sinistro alla cetra; la testa è ornata dalla corona di alloro, simbolo di immortalità e vittoria. Ai suoi piedi si trova il corvo, animale parlante a lui sacro.
Sul coperchio, ai due angoli anteriori, altrettante maschere teatrali riportano ancora una volta al mondo delle arti, evocato dalle Muse sulla cassa.
Il sarcofago è stato recuperato grazie all'azione della Guardia di Finanza che ha sventato, nel 2008, un'operazione clandestina di scavo della tomba e di furto del sarcofago, destinato sicuramente al commercio illegale di antichità. Un prezioso manufatto che, invece che finire nelle mani di un collezionista senza scrupoli, appartiene oggi invece a tutta la comunità: è esposto nel Museo Ostiense, sala IX.
Per saperne di più:
L. Bondioli, P. Germoni, P. F. Rossi, L'infante e il sarcofago delle Muse dall'Isola Sacra, in Ricerche su Ostia e il suo territorio. Atti del Terzo Seminario Ostiense (Roma, Ecole Française de Rome, 21-22 ottobre 2015) a cura di M. Cébeillac Gervasoni, N. Laubry, F. Zevi, Roma 2018
P. Germoni, Il sarcofago delle Muse, in Dal sepolcro al museo. Storie di saccheggi e recuperi: la Guardia di Finanza a tutela dell’archeologia, Roma, 2010, p. 84-91
Articolo a cura del Servizio di Antropologia del Parco archeologico di Ostia antica