Ostia Post Scriptum: i risultati delle campagne di scavo
Ostia antica, la prima colonia di Roma sorta alla foce del Tevere, continua a restituire alla conoscenza sempre nuovi capitoli della sua complessa e lunghissima storia: una storia che va dal IV secolo a.C. fino al VI secolo d.C. I più recenti e interessanti risultati sono venuti in luce durante l’ultima campagna di scavo del progetto Ostia Post Scriptum, che si è conclusa alla fine di luglio 2023.
Ostia Post Scriptum è il progetto di ricerca del Parco archeologico di Ostia antica in collaborazione con l’Università degli studi di Catania e il politecnico di Bari, nato dalla volontà del Parco di avviare un proprio filone di ricerca per incrementare le attuali conoscenze sulla città antica e con lo scopo di aumentare l’offerta culturale del sito nonché promuovere le nuove scoperte condividendole mediante attività di public archaeology online e onsite.
Due le aree di scavo individuate e indagate, poste in due aree della città molto distanti tra loro, ma strategiche dal punto di vista della ricerca. L’Area A, mai indagata prima, si trova in un settore piuttosto nevralgico della città, accanto all’area del Piazzale delle Corporazioni, alle spalle della ricca Domus di Apuleio e dell’area sacra dei Quattro Tempietti, in una posizione topograficamente molto vicina all’antico corso del Tevere. L’Area B invece è stata individuata all’interno del cd. Foro di Porta Marina, area già indagata in passato, ma con molti interrogativi lasciati aperti, cui gli archeologi oggi cercano di trovare risposte.
Ostia Post Scriptum: lo scavo in Area A
Già nel corso della prima campagna di scavo, nel settembre 2022, l’Area A aveva restituito alcuni ambienti interpretati come pertinenti a una domus tardoantica, costruita in questo settore della città nel corso del III secolo d.C. Il rinvenimento è particolarmente interessante, perché si è potuto indagare stratigraficamente, con grande attenzione alla successione dei crolli e degli strati, nonché dei materiali ceramici e marmorei rinvenuti in contesto, mentre la storia degli Scavi di Ostia, che si concentrano principalmente negli anni 1938-’42 è caratterizzata dall’esecuzione di sterri su vasta scala, che spesso hanno cancellato irrimediabilmente qualsiasi traccia della vita della città in età postantica, privandoci di un importante tassello di conoscenza.
In particolare, sotto copiosi strati di crollo e di materiale edilizio eterogeneo, sono emersi gli alti muri perimetrali (in opera laterizia e listata) di diversi ambienti che occupano al momento un’ampia area di circa 400 metri quadri, in parte ancora intonacati, riempiti e obliterati dal crollo dei piani superiori e in cui è stato possibile riconoscere diverse decorazioni dipinte ed estese porzioni di pavimenti a mosaico.
Il mosaico, a tessere bianche e nere, segue uno schema decorativo di tipo geometrico piuttosto complesso ed elegante, nel quale si alternano forme quadrate riempite da motivi a treccia a forme ottagonali riempite con elementi floreali e vegetali. Completano la composizione, decisamente ricca e vivace, motivi geometrici a losanghe, il tutto racchiuso in un’ampia cornice nera che corre sui quattro lati. All’estremità orientale del saggio il mosaico cambia motivo decorativo: ecco che compaiono forme esagonali, in cui si alternano lastre marmoree bianche a esagoni in mosaico disegnati da tessere di colore rosso.
Sul lato occidentale del saggio di scavo, inoltre, è emerso uno stretto ambiente absidato nel quale si scendeva tramite quattro scalini che conducevano a una quota nettamente più bassa rispetto a quella del restante complesso. Un ambiente, quindi, quasi sotterraneo. Proprio di fronte al suo ingresso, posta in alto rispetto ai gradini, si conserva una nicchia ricavata nella piccola abside, inquadrata da due colonnine sorrette da un sistema di mensole. Internamente, la nicchia è rivestita da uno strato di intonaco su cui sono applicate numerose conchiglie decorative. Al vano si accedeva da un ambiente di grandi dimensioni, decorato con mosaico pavimentale a tessere bianche e nere, comunicante con il portico orientale.
Allo stato attuale non è ancora possibile comprendere la funzione di questo spazio; tuttavia, la presenza delle conchiglie, degli spessi rivestimenti parietali e di numerose lucerne integre, nonché la natura sotterranea del vano, lasciano ipotizzare attività di carattere rituale. All’interno di questo grande ambiente, poco più a sud del vano absidato, è venuta alla luce una sorta di podio che conserva ancora, nella parte inferiore, un rivestimento di lastre marmoree modanate di vario tipo, il quale accresce l’aspetto monumentale del complesso. A questa fase della ricerca – che proseguirà nelle prossime campagne – non è ancora possibile sbilanciarsi sul piano interpretativo; ciononostante, la ricchezza degli elementi decorativi, come le lastre di rivestimento marmoree e i pavimenti mosaicati, consente di ipotizzare che si tratti di un ricco complesso edificato in un settore cruciale e a carattere pubblico della città, e che conobbe diverse fasi di vita (dal III secolo d.C. e almeno fino al crollo delle strutture murarie nella tarda o post antichità) e in cui sembra emergere una particolare attenzione alla sfera del sacro.
Ostia Post Scriptum: lo scavo nell'Area B
Per quanto riguarda l’area B, ovvero il cd. Foro di Porta Marina, esso è situato subito all’esterno delle mura repubblicane, nei pressi della porta da cui prende convenzionalmente nome. Si tratta di una grande costruzione di forma rettangolare, con portico sui tre lati che vede sul lato opposto a quello di ingresso un’aula absidata in origine pavimentata in opus sectile (restano le impronte delle lastre di marmo sulla preparazione pavimentale), mentre in corrispondenza dei due lati lunghi del portico stesso vi sono due nicchie rettangolari. Al centro della piazza è un basamento quadrangolare, forse il sostegno di statua o una fontana.
Al contrario dell’Area A, che non era mai stata indagata prima, il Foro di Porta Marina è stato oggetto di scavi in due occasioni: negli anni 1940-41 e poi nel 1969-72 quando emersero diversi frammenti dei Fasti Ostienses, una sorta di cronaca incisa su marmo che riporta notizie preziose sulla storia politica e monumentale di Roma e di Ostia. La redazione di questa cronaca su marmo era prerogativa del pontifex Volcani, massima autorità religiosa di Ostia, il cui luogo di culto o tempio, dedicato dunque al dio Vulcano, non è però mai stato identificato con certezza. Il rinvenimento dei frammenti dei Fasti Ostienses e il loro legame col culto di Vulcano hanno fatto supporre che proprio qui si trovasse il luogo di culto, all’aperto, del dio.
Scopo della ricerca nel cd Foro di Porta Marina è dunque comprenderne la funzione e lo sviluppo nel corso del tempo.
Due nuovi frammenti dei Fasti Ostienses
Il rinvenimento di due nuovi frammenti dei Fasti Ostienses proprio in quest’area ha consentito di gettare nuova luce su un capitolo della storia di Ostia, ma anche e soprattutto di Roma. Uno dei frammenti rinvenuti attacca perfettamente con un altro già noto e conservato a Ostia, riferibile alla cronaca degli anni 126-128 d.C. Il testo, che è stato studiato da Filippo Marini Recchia insieme al Direttore del Parco, Alessandro D'Alessio, si riferisce a fatti e avvenimenti accaduti a Roma nel 128 d.C. sotto il regno di Adriano. Incrociando le informazioni che emergono da questo testo con altre fonti, letterarie, epigrafiche e numismatiche in particolare, si è potuto ricavare il contenuto del testo: l’1 gennaio del 128 d.C. Adriano assunse il titolo di Pater Patriae e la moglie Sabina quello di Augusta; proprio per celebrare quei titoli l’imperatore offrì al popolo un congiarium, cioè un’elargizione verosimilmente di denaro (CONGIAR DEDIT recita l’iscrizione); il 10 aprile del 128 d.C. (ante diem III IDUS APRIL riporta l’iscrizione) l’imperatore partì per l’Africa e, tornato a Roma tra la fine di luglio e gli inizi di agosto e prima di partire per Atene, egli consacrò (CONSECRAVIT, recita l’iscrizione) un edificio, sicuramente un tempio, nell’Urbe; due sono le ipotesi: il Pantheon oppure, più probabilmente, il Tempio di Venere e Roma. Secondo un’ipotesi molto suggestiva la consacrazione potrebbe essere avvenuta l’11 agosto del 128 d.C.: l’11 agosto sarebbe la data della ricorrenza dell’ascesa al trono di Adriano nel 117 d.C., mentre il 128 d.C. ben si sposa con i medaglioni fatti coniare 100 anni dopo, nel 228 d.C. da Severo Alessandro, che mostrano l’imperatore nell’atto di sacrificare davanti a un tempio con la legenda Romae Aeternae.
Anche il secondo piccolo frammento è interessante: si riferisce all’inizio dell’anno 129 d.C. quando vengono nominati i due consoli ordinari Publius Iuventius Celsus e Lucio Nerazio Marcello, uomini di fiducia dell’imperatore Adriano. Fonti storiche e fonti epigrafiche, rinvenute grazie all’attività archeologica, dunque si completano e si sostengono a vicenda, a giovamento di una sempre più approfondita conoscenza del nostro passato.
Per approfondire
Sul canale youtube del Parco il Direttore Alessandro D'Alessio illustra il frammento dei Fasti Ostienses rinvenuto in Area B: https://youtu.be/ePxGUe0K2A0
Per saperne di più sui Fasti Ostienses leggi la pubblicazione ad essa dedicata e scaricabile dalla nostra biblioteca digitale online: https://www.ostiaantica.beniculturali.it/ups/2021/01/06/itinerari-ostiensi-viii-1-55-doc001249.pdf?1609956031000