I relitti di Fiumicino
Le ricostruzioni tridimensionali dei relitti
Scoperti tra la fine degli anni '50 e gli anni '60 durante i lavori per la costruzione dell'aeroporto internazionale di Roma, i relitti di Fiumicino sono custoditi nel Museo delle Navi di Fiumicino.
Si tratta di almeno sette barche di legno datate tra il II e l'inizio del V secolo d.C.
Troppo fatiscenti per navigare, queste barche furono abbandonate in una zona periferica del porto marittimo di Roma, Portus.
Costruito dall'imperatore Claudio nell’anno 42, tre chilometri a nord della foce del Tevere e della colonia di Ostia, il Portus Augusti Ostiensis (oggi Area archeologica dei Porti di Claudio e di Traiano), fu inaugurato da Nerone nel 64 e ampliato da Traiano tra il 100 e il 112. Comprendeva un grande bacino di superficie di circa 200 ettari, due bacini interni tra cui il grande esagono di Traiano di 32 ettari, edifici per l'amministrazione e colossali infrastrutture per lo stoccaggio dei generi alimentari, in particolare il grano, necessari per l'approvvigionamento di Roma, una città che contava forse più di un milione di abitanti.
La collezione del Museo delle Navi di Fiumicino comprende i resti di tre navi fluvio-marittime appartenenti al tipo della navis caudicaria, una barca da lavoro utilizzata per scaricare i velieri ormeggiati al largo e per portare le merci, attraverso il Tevere, ai porti fluviali di Roma (Fiumicino 1, 2 e 3); un piccolo veliero dotato di una vela quadrata per la navigazione costiera (Fiumicino 4); una barca da pesca con un compartimento per la conservazione in vivo dei pesci (la navis vivaria Fiumicino 5).
Nell’ambito dei lavori di ristrutturazione del museo, in virtù di una collaborazione tra il Parco Archeologico di Ostia Antica e il Centre Camille Jullian, un laboratorio di ricerca dell’Università di Aix-Marsiglia e del Centro Nazionale della Ricerca Scientifica francese, sono state realizzate le restituzioni tridimensionali di tre relitti custoditi nel del Museo delle Navi di Fiumicino. Questi tre relitti, ben conservati, sono rappresentativi di altrettanti diversi tipi architettonici e funzionali: la caudicaria Fiumicino 1, il piccolo veliero Fiumicino 4 e la barca da pesca Fiumicino 5.
Questo lavoro si basa sullo studio condotto negli anni 2000 da Giulia Boetto (CNRS, CCJ) e su un nuovo rilievo di precisione. L'intera collezione navale è stata rilevata nel 2019 con uno scanner e mediante fotogrammetria dall'archeologo-topografo Giampaolo Luglio, collaboratore del Parco Archeologico di Ostia Antica. Lo scopo di questo lavoro era anche quello di documentare l'attuale stato di conservazione delle navi in previsione di futuri restauri.
Pierre Poveda (CNRS, CCJ) e Daniela Peloso (IpsoFacto, Marsiglia) coordinati da G. Boetto, hanno ricostruito la forma originale delle tre barche di Fiumicino utilizzando i metodi più innovativi oggi a disposizione degli archeologi navali.
In primo luogo, hanno modellato le parti conservate delle navi sulla base dei rilievi 3D di precisione, poi hanno studiato le diverse deformazioni delle strutture e raddrizzato le forme. In seguito, hanno ricostruito le parti mancanti delle strutture e del sistema di propulsione anche sulla base dei confronti archeologici e iconografici disponibili per questo periodo.
Eccezionale strumento di studio e valorizzazione, le restituzioni delle navi di Fiumicino arricchiranno gli apparati museografici del nuovo Museo delle Navi di Fiumicino.
I relitti di Fiumicino
Fiumicino 1
Questo relitto corrisponde a una caudicaria di piccole dimensioni (17 x 5,5 m) che poteva caricare 50 tonnellate. Serviva per l’alleggio delle grandi navi marittime che arrivavano a Ostia e a Portus e per il trasporto delle mercanzie, in particolare del grano, nei magazzini del porto fluviale di Roma. Nel Museo delle Navi di Fiumicino sono conservate due altre caudicaria: la più grande, Fiumicino 2, misurava 19 x 6,3 m e poteva caricare 70 tonnellate; la più piccola, Fiumicino 3, misurava 14 x 4,5 m, con una portata di 30 tonnellate.
Queste navi sono state abbandonate tra la fine del IV e l’inizio del V secolo in una zona periferica del bacino di Claudio.
Per la costruzione di Fiumicino 1 sono stati utilizzati vari tipi di legno, tutti disponibili localmente: la quercia per la chiglia, per le ordinate e per le tavole del fasciame a poppa e a prua, e il pino domestico per le tavole centrali. La nave è stata costruita in un cantiere portuense secondo i procedimenti in uso durante l’antichità greco-romana, che prevedevano la messa in opera della chiglia e delle tavole del fasciame prima dell’inserzione delle ordinate (costruzione “a guscio portante” *). Migliaia di sottili linguette di legno duro (tenoni) sono state inserite in incassi (mortase) praticati a intervalli regolari nello spessore delle tavole per collegarle tra di loro e assicurare la coesione interna del guscio. Le ordinate sono state collegate al fasciame con chiodi di ferro inseriti in cavicchi di salice. Alcune ordinate sono anche bloccate sulla chiglia con grossi chiodi di ferro.
Questa piccola caudicaria era armata con un albero in posizione avanzata verso la prua e munito di pedarole cui era fissato il cavo per l’alaggio sul Tevere. Per la navigazione nel bacino portuale o lungo la costa tra Ostia e Portus, l’albero poteva anche essere armato con una vela aurica*.
La ricostruzione del relitto Fiumicino 1 - Museo delle Navi di Fiumicino from Parco Archeologico Ostia Antica on Vimeo.
Fiumicino 4
Questo piccolo veliero fu abbandonato nel bacino di Claudio intorno alla metà del III secolo d.C. Era utilizzato per trasporti di vario genere e, probabilmente, per delle attività commerciali a livello regionale. In origine misurava all’incirca 10 m per 2,8 m, e poteva caricare al massimo 3,8 tonnellate.
Per la sua costruzione sono stati utilizzati vari tipi di legno tutti disponibili nelle vicinanze di Portus: la quercia per la chiglia e per la maggior parte delle ordinate, il cipresso per tutte le tavole del fasciame e il pino domestico per quasi tutte le tavole del fasciame interno, compreso l’elemento dove era incastrato il piede dell’albero. Anche questa imbarcazione è stata costruita “a guscio portante”* con la tecnica detta a “tenoni e mortase”*. Le ordinate sono assemblate al fasciame con cavicchi d’olivo senza l’uso di chiodi.
Relitto Fiumicino 4 - Museo delle Navi di Fiumicino from Parco Archeologico Ostia Antica on Vimeo.
Fiumicino 5
Questo relitto corrisponde a una barca da pesca, una navis vivaria, di circa 6 metri di lunghezza e si data al II secolo d. C. Il compartimento al centro dello scafo, munito di un coperchio, serviva per mantenere vivo il pescato grazie all’acqua che poteva entrare attraverso i diciannove fori praticati nelle tavole del fondo. La capacità di questo vivaio era di circa 300 litri. Dei tappi, ricavati da rami di pino domestico, permettevano non solo di regolare il flusso dell’acqua, ma anche di svuotare il compartimento se la barca era tirata a secco sulla spiaggia.
La chiglia è stata costruita con legno di quercia, tutte le tavole del fasciame sono in cipresso, mentre il ginepro è stato usato per la maggior parte delle ordinate, collegate al guscio con cavicchi d’olivo. Anche questa barca è stata costruita “a guscio portante”* e tutte le tavole sono collegate tra di loro con la tecnica a “tenoni e mortase”*.
Relitto Fiumicino 5 - Museo delle Navi di Fiumicino from Parco Archeologico Ostia Antica on Vimeo.
Glossario
*Assemblaggi detti a “tenoni e mortase”: si tratta di collegamento delle navi antiche mediterranee costruite “a guscio portante”. Per riunire il fasciame a paro (bordo contro bordo), i carpentieri praticavano a intervalli regolari lungo lo spessore delle tavole degli incassi, le mortase. Poi inserivano in queste mortase i tenoni, delle sottili linguette di legno duro, e sistemavano la tavola adiacente in modo da elevare il fondo e i fianchi dello scafo. I tenoni erano poi bloccati da una coppia di piccoli spinotti, uno per ogni tavola del fasciame. Questi collegamenti permettevano di mantere il guscio e gli conferivano una grande solidità.
*Guscio portante: nella costruzione navale antica mediterranea si costruiva prima il guscio della nave (chiglia e corsi del fasciame) e, solo in un secondo tempo, s’inserivano le ordinate ovvero le costolature interne trasversali alla chiglia. Questo sistema di costruzione sarà soppiantato tra la tarda antichità e il Medioevo dalla costruzione detta “a scheletro portante” che prevedeva l’assemblaggio sulla chiglia delle ordinate prima della messa in opera delle tavole del fasciame.
*Vela aurica: vela di forma trapezoidale disposta e il cui angolo superiore poppiero è mantenuto da un’asta diagonale, detta livarda.
(a cura di Giulia Boetto)