Guido Calza a Ostia antica
“Ubi vixit, vivet”: Guido Calza a Ostia antica
Il 17 aprile del 1946 si spegneva, dopo una vita intensa spesa sugli Scavi di Ostia antica, l’archeologo Guido Calza. Il “Direttore” era stato alla guida degli Scavi di Ostia dal 1924, ma la sua esperienza ad Ostia inizia ben prima, già nel 1912, quando ancora era direttore Dante Vaglieri, il quale morì nell’anno successivo, il 1913. Ad Ostia Guido Calza proseguì il programma di scavi e indagini archeologiche promosso da Vaglieri: tra il 1913 e il 1915, ad esempio, portava in luce il panificio di via dei Molini, mentre tutto il quartiere, che comprende anche Via della Casa di Diana, veniva portato in luce entro il 1918. Proprio lo scavo della Casa di Diana diede a Guido Calza modo di studiare nel dettaglio la tipologia residenziale dell’insula di età imperiale, di cui all’epoca ancora non si conoscevano le caratteristiche.
L'attività di Guido Calza a Ostia antica
Oltre a rivolgere l’attenzione alle insulae di età imperiale Calza proseguì nell’intenzione di Vaglieri di risalire alle fasi più antiche di vita della città: portò così alla luce le mura del Castrum repubblicano. Insieme all’architetto Italo Gismondi, poi, diede il via alla grande stagione dei restauri e delle ricostruzioni degli edifici ostiensi. Tra di essi, uno dei più importanti fu il restauro della Casa di Diana, con il reinnalzamento dei primi due livelli dell’insula a partire dai grandi frammenti di ballatoio rinvenuti in corso di scavo. In questo modo, ebbe modo di scrivere Calza già nel 1916, “il monumento si è imposto al rudero” perché si venivano a delineare le peculiarità architettoniche e costruttive delle insulae ostiensi. Per Guido Calza ricostruire gli edifici ostiensi era fondamentale: era necessario far rivivere la città imperiale reintegrando la sua monumentalità originaria. Non bisogna pensare però a ricostruzioni arbitrarie, tutt’altro: l’analisi dei grandi frammenti di crolli murari rinvenuti in posto e i calcoli statici e di progettazione condotti da Italo Gismondi diedero spesso esiti notevoli, come nel 1929-30 la ricomposizione degli Horrea Epagathiana a partire dalla facciata, che dimostrano quanto stesse a cuore dell’archeologo e dell’architetto una restituzione che fosse la migliore e più accurata possibile.
Guido Calza non lavorò solo a Ostia: tra il 1923 e il 1931 portò in luce la Necropoli di Isola Sacra, mentre nel 1925 conduceva una ricognizione delle evidenze archeologiche di Portus nei possedimenti del Principe Torlonia.
La grande stagione degli scavi 1938-1942
Indubbiamente però, il nome di Guido Calza è legato ai grandi scavi realizzati tra il 1938 e il 1942 in vista dell’Esposizione Universale del 1942, mai fatta a causa della II Guerra Mondiale.
In soli 4 anni la superficie di città portata in luce raddoppiò rispetto a quanto era stato scavato fino a quel momento. Contestualmente agli scavi – che furono distinti in lotti – venivano realizzati i restauri, coordinati sempre da Gismondi. Le forze messe in campo furono tantissime: più di cento operai al lavoro tra muratori, manovali, mosaicisti, aiuto mosaicisti, fabbri e falegnami.
Più che di scavi si trattò di veri e propri sterri, dettati innanzitutto dalla fretta di voler portare in luce la città antica, dall’altra perché in ogni caso ancora era ben lontano dall’affermarsi un metodo di scavo stratigrafico che prestasse attenzione ai contesti. Se quindi grazie a questi grandi scavi oggi è stata portata alla luce davvero un’ampia porzione della città, e senza dubbio la più monumentale, tuttavia molti dati sono andati per sempre perduti. Con l’arrivo del fronte della guerra in Italia gli scavi si interruppero. Nel 1940, anzi, Calza fu impegnato a proteggere i monumenti e soprattutto le opere rinvenute e conservate in museo o nei magazzini da eventuali bombardamenti. Per fortuna nessuna bomba fu lanciata sugli Scavi durante la Guerra. Anzi, una sola, che cadde nei pressi del teatro, ma rimase inesplosa.
Dal 1935 lavorava agli Scavi di Ostia anche Raissa Gourevich, cui fu dato l’incarico di schedare tutti i reperti archeologici venuti in luce durante gli scavi. Proprio con Raissa Guido Calza convolerà a nozze, nel 1946, solo pochi giorni prima della morte.
Solo nell’anno precedente, il 1945, Guido Calza aveva concluso l’allestimento del Museo Ostiense, avviato fin dal 1933, nel Casone del Sale all’interno degli Scavi di Ostia antica. Dopo la sua morte, gli fu dedicata la Sala VIII che attualmente espone opere del calibro della statua loricata dell’Imperatore Traiano, quella di Cartilio Poplicola, eminente personaggio ostiense rinvenuto presso il Tempio di Ercole, e la statua di Iulia Procula, dalla Necropoli di Isola Sacra.
Guido Calza: l'archeologo che ha legato indissolubilmente il suo nome a Ostia
Guido Calza è stato un prolificissimo studioso. Non mancò mai infatti di pubblicare il progredire degli scavi e delle scoperte ostiensi innanzitutto sulle Notizie dagli Scavi di Antichità, e poi in diverse monografie. La Biblioteca Ostiense accoglie i numerosi estratti degli articoli scientifici di Guido Calza in alcuni volumi di Miscellanea, che danno l’idea della mole di interessi e di lavori che egli seguì nel corso della sua carriera. Morì, purtroppo, prima di poter pubblicare il primo dei volumi che inaugura la serie degli Scavi di Ostia, Topografia generale della Città.
La tomba di Guido Calza si trova nella piccola chiesa di Sant’Ercolano a Ostia antica. Un sepolcro in mattoni, con coperchio a doppio spiovente in marmo, già appartenuto ad un sarcofago di età romana e reimpiegato, e la fronte in marmo con decorazione strigilata tipica dei sarcofagi tardi, con il nome e gli estremi di nascita e di morte, iscritti in un riquadro centrale. “Ubi vixit, vivet” è la frase che Guido Calza volle per sé sul suo sepolcro. All’archeologo, all’uomo che dedicò tutta la sua vita a Ostia dedichiamo oggi questo ricordo, nell’anniversario della sua morte.
(a cura di Marina Lo Blundo)
Per saperne di più:
G. Becatti, Commemorazione di Guido Calza,in Rendiconti della Pontificia Accademia di archeologia,XXII (1946), pp. 23-30.
P. Olivanti, Guido Calza, in Dizionario biografico dei Soprintendenti Archeologi, 2012, pp.160-166.
E. Rinaldi, Conservare e “rivelare” Ostia: per una rilettura dei restauri della prima metà del Novecento, Restauro Archeologico, 2, 2015, pp. 46-67
M. Barbera, E. Rinaldi, Il restauro e la conservazione a Ostia dall’Unità d’Italia fino a oggi, in Ostia antica. Storia e archeologia alle porte di Roma, Forma Urbis, XXV, 1, 2020, pp. 6-9.