Il Parco archeologico di Ostia antica partecipa a “M’illumino di meno” 2021
26—26/03/2021
Il Parco archeologico di Ostia antica aderisce all’iniziativa di RadioDue Caterpillar “M’illumino di meno” e approfitta dell’occasione per raccontare l’impegno e le attività che il Servizio Gestione e Manutenzione del Verde compie quotidianamente per fare quel “salto di specie” che è il tema della manifestazione per il 2021.
Si possono individuare tre filoni nelle attività del Parco che si inseriscono perfettamente nel solco “green” che anima l’iniziativa “M’illumino di meno”: il primo filone è quello dell’economia circolare (vedremo tra breve perché); il secondo filone è quello della cura, tutela e didattica del verde e del paesaggio; il terzo filone è quello della scelta di non aver mai installato impianti di illuminazione notturna per rispettare la fauna che popola le nostre aree archeologiche.
Salto di specie n.1: economia circolare
Le aree demaniali del Parco archeologico di Ostia antica comprendono anche aree non scavate, ma destinate a verde. Per sfruttare in maniera consapevole e sostenibile questi terreni – che resterebbero incolti e la cui manutenzione costituirebbe una cospicua spesa per il Parco – essi sono dati in concessione per 5 anni ad un’azienda agricola, la quale dietro il corrispettivo di un piccolo canone si impegna a coltivarli a erba medica o a piante erbacee, a tenerli in pulito e curati. Le coltivazioni devono avere un’altezza ridotta e per la loro piantumazione i mezzi meccanici non possono andare in profondità oltre i 30 cm: in questo modo le esigenze della godibilità ambientale, della produzione, ma anche della tutela archeologica del sottosuolo sono fatte salve. Inoltre è importante la pulizia: l’esecuzione di una fascia tagliafuoco e la piantumazione di essenze che non abbiano stelo secco fa sì da scongiurare il rischio di incendi.
Le aree interessate da questa concessione comprendono in totale 40 ettari nelle aree archeologiche di Ostia antica e Necropoli Laurentina e 13 ettari nell’area archeologica di Procoio (Ostia antica). Quest’attività si configura come un classico esempio di economia circolare, oltre che di sfruttamento sostenibile di terreni altrimenti incolti e improduttivi, perché dalle coltivazioni viene tratto foraggio per gli allevamenti di bestiame, in particolare pecore, del territorio: economia circolare a chilometro zero, dunque.
Inoltre il paesaggio assume una connotazione molto particolare: chi percorre in auto la via Guido Calza di collegamento tra Ostia antica e Fiumicino non potrà non notare in primavera inoltrata le fioriture dei papaveri e all’inizio dell’estate le balle di fieno accumulate in alcuni punti mirati: tutto ciò assume una connotazione estremamente poetica, con la visione dei monumenti archeologici sullo sfondo.
Salto di specie n.2: la tutela e la cura del verde; la tutela e l’educazione al paesaggio
Le aree archeologiche demaniali del Parco si caratterizzano tutte per essere immerse nel verde. Il verde è anzi un elemento imprescindibile e caratterizzante del paesaggio archeologico.
Se nell’area archeologica di Ostia antica la sistemazione del verde – con l’eccezione delle aree che abbiamo visto poc’anzi – è stata progettata negli anni ’40 e ha mantenuto nel tempo quell’impostazione, nell’area archeologica di Porto la situazione è ben diversa: una vegetazione rigogliosa, ora a bosco, ora a prato, che si compenetra alle strutture archeologiche dando vita ad un paesaggio romantico, a tratti selvaggio, ma altamente suggestivo. A Porto in particolare il delicato equilibrio tra natura e strutture archeologiche è un tema forte col quale occorre confrontarsi continuamente: le alberature – in particolare i pini – sono oggetto di monitoraggi costanti e le potature sono fatte in modo da alleggerire il carico sulle strutture archeologiche senza tuttavia snaturare un luogo che si caratterizza proprio per la preponderante presenza dell’elemento vegetazionale.
A Ostia antica la manutenzione del verde viene eseguita quotidianamente per tenere puliti i percorsi, per mantenere il manto erboso e per far sì che la vegetazione infestante non avviluppi e non distrugga i manufatti archeologici. Anche a Ostia i pini e le alberature sono monitorati, con potature regolari che mirano a scongiurare le cadute o lo spezzarsi di tronchi in caso di forte vento o fenomeni atmosferici straordinari.
Accanto all’attività di manutenzione e di tutela del verde, si svolge e si svolgerà in futuro una serie di iniziative volte all’educazione al patrimonio verde del Parco e in generale del territorio, attraverso percorsi didattici mirati. Il Parco ha, del resto, tra i suoi compiti anche quello della tutela paesaggistica. E dove se non a partire dalle sue aree di competenza, deve esercitarla? Ma soprattutto ha come mission quella di far comprendere che beni archeologici e beni paesaggistici insieme costituiscono il nostro Patrimonio, e che tutti siamo chiamati a prendercene cura, in quanto cittadini.
Salto di specie n.3: M’illumino di meno, anzi non mi illumino affatto, per salvaguardare le specie animali
Le aree archeologiche demaniali del territorio di Ostia antica sorgono ai margini della campagna e della pineta (nel caso di Procoio); l’area archeologica di Porto a Fiumicino è adiacente all’Oasi di Porto e in un territorio ai margini della città, lungo la Portuense e il Canale di Fiumicino, anch’essa area di campagna. Sia le aree demaniali di Ostia antica che di Fiumicino sono pertanto calate in un contesto territoriale scarsamente antropizzato, con la sola eccezione dei terreni agricoli, dove le specie animali – in particolare l’avifauna – possono trovare il loro ambiente di vita ideale. A Ostia antica, oltre agli uccelli di varie specie vivono volpi, fagiani, istrici; a Porto una famiglia di daini popola l’area, oltre a istrici, volpi, nutrie e a uccelli di varie specie, come aironi, garzette, upupe: un ecosistema completo.
Per far sì che gli animali possano vivere in tranquillità all’interno delle aree senza interferire con l’uomo e senza che l’uomo interferisca con esse, ecco che le aree archeologiche del Parco non sono illuminate di notte. La sola eccezione è il circuito di vigilanza perimetrale, che assolve a funzioni di videosorveglianza notturna. Ma all’interno delle aree non vi sono luci artificiali. In questo modo gli animali selvatici possono condurre la loro vita notturna indisturbati. È dimostrato che l ’inquinamento luminoso delle città provoca danni ambientali: agli uccelli migratori per esempio rischia di far perdere l’orientamento, può disturbare l’attività degli animali notturni per antonomasia, come i pipistrelli. L’illuminazione notturna laddove non strettamente necessaria è inutile oltre che dannosa ed è uno spreco di energia. Inoltre non consente di vedere il cielo stellato. E invece quanto sarebbe bello, visto che siamo nella Settimana di #Dante2021, poter uscire “a riveder le stelle”.